Quello che insegnerò a mia figlia e che cerco di trasmettere ogni giorno è che non basta fermarsi agli effetti: bisogna andare a curare la causa. Solo così si può evitare che certi effetti negativi trovino ancora terreno fertile. La chiave per trasformare la violenza è nella comprensione, perché per estinguere davvero la rabbia e l’aggressività, dobbiamo prima capire cosa le genera.

Ma da dove nasce la violenza? Secondo la tradizione dello Yoga, la violenza si origina in una mente che prova avversione verso qualcosa. La violenza è la conseguenza estrema di un percorso mentale che inizia con l’avversione e il desiderio di liberarsi da ostacoli percepiti come insopportabili. È il tentativo di risolvere un conflitto interiore, che però rischia di riversarsi sugli altri.

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐥’𝐀𝐯𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐂𝐫𝐞𝐚 𝐒𝐨𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚

Ogni volta che percepiamo un ostacolo, qualcosa che ci impedisce di soddisfare un desiderio o di evitare un dolore, la nostra mente sviluppa avversione. Questo sentimento, quando è rivolto verso altri esseri viventi, diventa odio. E l’odio è un’emozione radicata nella sofferenza personale, una risposta a quel dolore che riteniamo causato da un impedimento esterno.

Nella filosofia dello Yoga, questa tendenza a provare avversione viene chiamata **Dvesha**, un termine sanscrito che descrive l’ostinazione della mente verso tutto ciò che considera negativo. È una concentrazione sui ricordi dolorosi e sugli ostacoli, che alimenta la rabbia e il desiderio di cambiare a tutti i costi quella realtà “imperfetta.” È uno stato mentale che ci spinge a vedere il mondo come nemico.

𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐑𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐃𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐕𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚

Se l’avversione persiste, cresce il desiderio di ristabilire una situazione “giusta” o “corretta.” Questo desiderio si traduce in vendetta, percepita come una forma di giustizia. Così nasce la violenza, un tentativo di ristabilire una versione di “giusto” che solo noi possiamo vedere. Questa catena di emozioni si costruisce piano piano, e se non viene osservata e gestita, culmina in comportamenti distruttivi.

𝐘𝐨𝐠𝐚 𝐞 𝐥’𝐀𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐄𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢

Lo Yoga ci offre strumenti preziosi per riconoscere e trasformare queste emozioni. Nella sua pratica, teoria e filosofia, lo Yoga ci insegna a osservare i nostri pensieri e le nostre reazioni senza giudicarli. Ci aiuta a prendere coscienza delle nostre emozioni e a lavorare per sciogliere la tensione interna, riducendo così le radici della violenza.

Gli Yoga Sutra di Patanjali, un antico testo che esplora le dinamiche della mente umana, descrivono questi meccanismi nel dettaglio:

– 𝙎𝙪𝙩𝙧𝙖 2.7: 𝙎𝙪𝙠𝙝ā𝙣𝙪𝙨𝙝𝙖𝙮𝙞𝙧ā𝙜𝙖𝙝

“Ciò che accompagna e segue strettamente il ricordo di un piacere è chiamato attaccamento.”  

L’attaccamento è il nostro desiderio di replicare un’esperienza piacevole, una tendenza che, se non controllata, può trasformarsi in un’ossessione.

– 𝙎𝙪𝙩𝙧𝙖 2.8: 𝘿𝙪𝙝𝙠𝙝ā𝙣𝙪𝙨𝙝𝙖𝙮ī𝙙𝙫𝙚𝙨𝙝𝙖

“Ciò che accompagna e segue strettamente il ricordo di un dolore è avversione.”  

L’avversione nasce dal dolore e dal desiderio di evitarlo a tutti i costi, una reazione naturale ma che può condurci fuori strada se ci lasciamo governare da essa.

Dvesha, quindi, non è altro che una forma di attaccamento: è l’avversione per l’impossibilità di replicare il piacere di un attaccamento stesso. Così, il nostro rapporto irrisolto con i desideri e le paure diventa terreno fertile per la rabbia e la violenza.

𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐨 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐌𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐏𝐢ù 𝐂𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚

Attraverso lo Yoga, impariamo a osservare questi processi con un distacco che ci permette di comprendere e trasformare la nostra mente. Praticando regolarmente, possiamo riconoscere e ridurre l’attaccamento e l’avversione, lasciando spazio a una mente più calma e chiara. Questo lavoro interiore ci insegna a coltivare la pace a partire dalla consapevolezza, il primo passo per sviluppare empatia e comprensione.

Insegnare a mia figlia e agli altri a riconoscere le origini della violenza è, per me, un passo verso un futuro migliore. Perché la vera forza non sta nel controllare o punire gli altri, ma nel lavorare su noi stessi, comprendendo e trasformando la nostra sofferenza per liberare gli altri dalla nostra rabbia.