Karmashaya-La Mente Programmata: Liberarsi dal Destino e Riscrivere la Propria Realtà
La nostra esistenza si definisce attraverso posizionamenti precisi, che scaturiscono dalle propensioni subconscie conosciute come vasana. Queste non sono casuali, ma radicate nella conformazione iniziale della nostra mente, chiamata Asmita Matra. Questa configurazione rappresenta il punto di partenza della nostra vita ed è il risultato della somma delle totalità genetiche, fisiche e mentali ereditate dai nostri genitori. Anche se, di fatto, esprimeranno un tipo di continuità che raccoglie, tramite loro, molti più flussi di azioni dei soli due in eredità facilmente osservabili e che sono da imputare come unità a una continuità altra rispetto alla genitorialità. Asmita non è solo un prodotto passivo: è la continuità singolare di una storia evolutiva che si manifesta nella nostra unicità. Questo intreccio complesso di influenze determina sia i nostri schemi comportamentali sia la predisposizione a specifici percorsi di crescita.
Al centro di questo sistema si trova il Karmashaya, una pavimentazione mentale profonda dove sono archiviate tutte le esperienze e le memorie che plasmano le nostre propensioni e inclinazioni. Questo strato non è semplicemente un deposito statico; è un sistema dinamico che può essere osservato, riconosciuto e perfino partizionato attraverso la verità che riusciamo a sovrapporre alle sue componenti. Ad esempio, se analizziamo il nostro percorso di vita e riconosciamo le cause e gli effetti che ci hanno condotti a diventare chi siamo oggi, possiamo vedere come il Karmashaya agisce come una mappa che collega ogni fase della nostra esistenza. Non si tratta solo di eventi passati: è un sistema vivo, che interagisce con ogni nostra decisione e ogni nostra esperienza.
Così come il DNA porta le istruzioni per lo sviluppo fisico, il Karmashaya contiene le tracce delle nostre propensioni mentali e delle dinamiche relazionali. Queste predisposizioni, se non riconosciute, ci conducono automaticamente a compiere azioni che perpetuano schemi già esistenti. È solo attraverso la discriminazione consapevole che possiamo intervenire e trasformare queste traiettorie. La meditazione, riducendo le modificazioni del campo mentale, ci offre un accesso sempre più chiaro a questa pavimentazione profonda, permettendoci di cogliere le radici delle nostre tendenze. Questo processo ci consente di vedere la vita non come una serie di eventi casuali, ma come un sistema organizzato in cui ogni elemento ha un significato e un potenziale evolutivo.
La consapevolezza del Karmashaya ci offre l’opportunità di comprendere il ruolo delle relazioni e delle esperienze che viviamo. Ogni relazione e ogni oggetto che incontriamo nella nostra esistenza sono posizionati attorno a noi per un motivo preciso: completare una specifica zona di lavoro nel nostro cammino evolutivo. Questa disposizione può essere vista come una forza attrattiva o repulsiva, simile a un puzzle in cui ogni pezzo trova la sua collocazione naturale. Attraverso questa dinamica, le relazioni ci espongono alle aree della nostra vita che necessitano di attenzione, appagamento e cura interiore. La frizione che spesso proviamo nelle nostre interazioni non è altro che l’energia necessaria per favorire l’apprendimento e la crescita.
Tuttavia, questa frizione non è necessariamente un processo lungo e doloroso. La discriminazione, ossia la capacità di riconoscere il meccanismo sottostante a ogni esperienza, ci permette di ridurre l’impatto temporale della frizione e di cogliere immediatamente l’opportunità di crescita che ogni situazione ci offre. In questo senso, il libero arbitrio si manifesta come la facoltà di scegliere consapevolmente come rispondere alle esperienze, anziché reagire automaticamente. Ogni relazione, ogni pensiero e ogni oggetto materiale può essere trasformato in uno strumento di crescita personale, se la nostra mente è disposta a riconoscerne il potenziale.
L’importanza del libero arbitrio risiede nella sua capacità di rompere gli schemi predeterminati e di aprire nuove possibilità. Quando comprendiamo che ogni elemento della nostra realtà è lì per un motivo specifico, possiamo iniziare a vedere la vita come un processo intenzionale di evoluzione. Le relazioni non sono più viste come un luogo di conflitto o di possesso reciproco, ma come opportunità per esplorare e comprendere la nostra connessione con il mondo. Questa trasformazione ci avvicina alla possibilità di un amore autentico, che non è più vincolato dall’utilità o dall’ego, ma diventa un’espressione pura di connessione universale.
Ogni relazione e ogni interazione con la materia, sia essa fisica o mentale, si collocano all’interno di un sistema più grande che mira alla nostra crescita. La materia che ci circonda non è solo un insieme di oggetti inanimati: è un riflesso del nostro stato mentale e un’opportunità per affinare la nostra sensibilità intellettuale. Questa sensibilità, sviluppata attraverso l’osservazione e la pratica della concentrazione, ci conduce verso una relazione più profonda con noi stessi e con il “Tutto”. Questo processo non riguarda semplicemente il miglioramento personale; è un movimento verso una comprensione più ampia della nostra interconnessione con l’universo.
In definitiva, la nostra esistenza si svolge come un viaggio continuo di scoperta e realizzazione. Ogni passo, ogni sfida e ogni relazione sono parte di un sistema più grande che ci invita a crescere e ad evolvere. Il Karmashaya non è solo un deposito di memorie: è una guida che ci offre le chiavi per comprendere chi siamo e come possiamo trasformare la nostra vita in un’opportunità di apprendimento continuo. Attraverso la discriminazione, la concentrazione e il riconoscimento consapevole, possiamo aprire il dominio del libero arbitrio e intraprendere un percorso di crescita che ci conduca verso una connessione più profonda con noi stessi e con il mondo.
Questo è il percorso offerto dallo studio del secondo capitolo degli Yoga Sutra, dove lo yoga entra in azione (Kriya Yoga), iniziando a perseguire gli obiettivi di armonizzazione declinati nel primo capitolo.
Tutti i perché della sofferenza e della frizione nell’esperienza di vita sono collegati al suo studio.
- La famiglia
- Gli amici
- La vita
- Il piacere
- La sofferenza
- Il destino
- Il libero arbitrio
- La nascita
- La morte
- La durata della vita
Sono solo alcuni dei temi trattati durante uno studio pieno e serio del Sadhana Pada.
0 Comments